Chi non associa una partita di tennis al rumore delle suole delle scarpe che scivolano sul ground, al pubblico che sospira e poi esulta, al gemito liberatorio del tennista per allentare la tensione, alle teste che vanno a destra, e poi a sinistra, e di nuovo a destra e poi di nuovo a sinistra?
Il rumore nel tennis è parte integrante del match. Sì, perché in quei suoni il giocatore trova la concentrazione. E tu che sei a casa sul divano e guardi la partita, senza quei suoni non la vivresti con la stessa intensità.
Lo scorso novembre, si sono tenuti gli ATP Finals a Torino, al Pala Alpitour. 12 mila spettatori in un palazzetto fra i più grandi in Italia e Fox Sound si è occupata dell’amplificazione e della ripresa microfonica delle partite. Ci siamo fatti raccontare i retroscena tecnici da Claudio Venturelli, che ha gestito il coordinamento RF e i sistemi audio durante l’evento.
P. Ciao Claudio, siamo curiosi di scoprire con te quali soluzioni avete scelto per gestire l’audio durante il torneo di tennis Nitto ATP Finals dello scorso novembre. Partiamo dall’inizio. Quali sono stati i vostri compiti e quali erano le esigenze?
CV. Ciao, ma certo. Fox Sound si è occupata dell’installazione di tutti i sistemi audio nel palasport e del set-up delle macchine in funzione degli elevati livelli di ridondanza richiesti da un evento internazionale di queste proporzioni. Abbiamo gestito l’audio di sala sia sul campo principale, dove si sono giocati i match trasmessi in diretta, che su quello di allenamento allestito nella lobby del palasport, lo smistamento dei segnali diretti alla regia broadcast internazionale per la messa in onda, nonché la ripresa audio di presentatore, arbitri, giornalisti e musicisti.
P. Che tipo di set-up audio avete previsto?
C.V. Il sistema, disegnato da Carlo Volpe, co-founder di Fox Sound, prevedeva una configurazione a 360° in grado di garantire una copertura completa e full-range di tutte le tribune e i parterre fino a ridosso del campo di gioco. I segnali audio missati su due mixer Midas Heritage-D andavano ad una matrice ridondante e tramite una rete AVB dedicata, anch’essa ridondante, salivano sul tetto del Palasport dove raggiungevano i vari processori di controllo dell’amplificazione. Tutto completamente sospeso, nulla a terra. La squadra di Fox Sound ha installato e verificato l’intero sistema di amplificazione oltre due settimane prima dell’inizio delle partite, dopodiché il lavoro si e’ spostato sui sistemi di controllo a terra per consentire la laboriosa costruzione del campo da gioco.
P. E dal punto di vista dei radiomicrofoni?
CV. Ci siamo affidati a 24 canali Shure Axient Digital, alcuni dei quali utilizzati in modalità Frequency Diversity, che permette la trasmissione contemporanea di due frequenze portanti tramite un solo trasmettitore. Per i due giornalisti in campo e per il presentatore abbiamo utilizzato trasmettitori wireless Shure ADX2FD. Nei momenti di intrattenimento per le quattro violiniste che suonavano in movimento su un’area decisamente ampia, abbiamo utilizzato i trasmettitori bodypack ADX1. Un prodotto perfetto per quest’applicazione viste le sue dimensioni ridotte, e le prestazioni RF davvero eccellenti. Ciascun arbitro indossava un doppio microfono trasmesso tramite 2 bodypack ADX1 ricevuto da un AD4Q impostato in modalità frequency diversity automatica.
P. Quali sono state le criticità della location e come le avete gestite?
CV. Sicuramente la congestione RF nel palazzetto è stato il problema primario da risolvere. Non tanto per il numero relativamente contenuto di canali impiegati dalla produzione, quanto per il coordinamento di tutto il resto dell’environment radio. Consideriamo che c’erano 4 mini studi televisivi a meta’ gradinate, un’infinità di operatori mobili con apparecchiature di ogni genere e alcune troupe cinematografiche, più un numero importante di spettatori presenti con altrettanti smartphone e decine di antenne dei vari gestori telefonici collocate sotto il tetto del palasport. L’etere era davvero molto congestionato. Con l’aiuto di Riccardo Bomarsi, e non so quanti piani di scale percorsi ogni singolo giorno, abbiamo coordinato circa 90 frequenze impiegate stabilmente, ospitandone un altra dozzina in 2 canali televisivi lasciati volutamente a disposizione delle troupe arrivate all’ultimo minuto.
P. Come avete risolto questi problemi?
CV. Per l’analisi e il coordinamento delle radiofrequenze ho utilizzato Shure Wireless Workbench connesso in rete con tutti i sistemi radio installati su entrambi i campi, insieme al fidato AXT600 Spectrum Manager e all’access point Showlink AD610. Un sistema estremamente affidabile e, una volta programmato adeguatamente, rapidissimo nel risolvere eventuali interferenze inaspettate.
Utilizzo Workbench da molti anni, ed è diventato uno strumento fondamentale nel mio modo di operare perché mi permette di gestire tempestivamente qualsiasi tipo di problema si presenti, di tenere sotto controllo tutti i sistemi radio, incluse le stazioni di ricarica, e di intervenire da remoto su tutti i parametri importanti dei trasmettitori ADX.
Il sistema di batterie Shure oltre alla telemetria estremamente precisa che in un evento di questa portata e’ davvero importante, ci ha consentito nonostante le oltre 15 ore di operatività quotidiana, di non dover smaltire neppure una batteria. Un obbiettivo che ritengo importante e che mi piacerebbe fosse condiviso da molte più produzioni.
P. Sappiamo quanto fondamentale sia la gestione del suono in questo tipo di eventi. Ci parli un po’ dei banchi utilizzati e di come avete configurato i sistemi di amplificazione per la messa in onda?
CV. Infatti, l’impegno maggiore non è stato tanto l’amplificazione del Palasport, per quanto imponente, articolato e complesso fosse il sistema installato, quanto la diretta televisiva: per quasi tutte le partite avevano visibilità mondiale.
La complessità del sistema di controllo è dovuta al gran numero di livelli di ridondanza giustamente richiesti per la diretta internazionale. Di conseguenza la maggior parte dei sistemi doveva essere fisicamente doppia con un set-up e una logica programmati e collaudati a lungo nelle settimane precedenti l’inizio delle partite, per avere una ragionevole sicurezza di non “finire mai al buio”, come si dice in gergo. Abbiamo predisposto due console Midas Heritage-D, cablate come sistemi fisici paralleli e completamente indipendenti l’uno dall’altro, ovvero connessi a stage box separate. I canali di stage box in effetti non erano tantissimi perché gli Axient Digital arrivavano tramite una rete Dante, anch’essa ridondante, che veniva utilizzata anche per la trasmissione di tutti gli innumerevoli segnali in ingresso ed uscita provenienti e destinati alla regia video e al campo di allenamento.
P. Chi ha utilizzato i banchi? Come vi siete trovati?
CV. I banchi Midas Heritage-D sono stati utilizzati dai fonici di produzione. Dal punto di vista tecnico di installazione e di affidabilità posso dire che è stata un’esperienza molto positiva. Il sistema è stato stressato volutamente per svariati giorni precedenti la programmazione dello show per scoprirne eventuali limiti e valutare al meglio fino a dove avremmo potuto spingerci in quel tipo di setup. In questa fase abbiamo avuto un’assistenza molto attiva e veloce da parte dei Product Specialist di Prase e Midas. I banchi Midas sono da sempre sinonimo di affidabilità e di impareggiabile qualità sonora e anche quest’ultima generazione non delude affatto. Anzi, personalmente già utilizzo Heritage-D da qualche anno e mi trovo davvero bene.
P. Vuoi fare una menzione speciale su un prodotto o soluzione che ti ha particolarmente colpito?
CV. Beh ho apprezzato sicuramente molto la stabilità e l’efficienza di Axient Digital. Impressionante la capacità di captare segnali a distanze significative anche in situazioni non ottimali, come qualche giornalista che decide all’improvviso di intervistare il vincitore in una posizione non prevista impugnando un ADX2FD dall’antenna.
P. Grazie Claudio per averci raccontato la tua esperienza su un campo così tecnicamente particolare.